ICONOGRAFIA RUSSA dal 1700 all'Era Bolscevica
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Una trentina di icone russe del periodo 1600/1900 attraversano i secoli fino al periodo bolscevico quando tutto fu messo a tacere; per raccontarci cosa è un'icona, per raccontarci la sua venerazione nella terra russa. Il fatto che quest'anno 2017 ricorra il centenario della "Rivoluzione d'Ottobre" è puramente un caso: era il periodo in cui l'Ortodossia entrava ufficialmente nelle catacombe. Facciamo un salto all'indietro nel periodo d'oro dell'iconografia russa, innanzitutto spiegando il concetto di icona. L'icona è una raffigurazione sacra prodotta nell'ambito della cultura bizantina e slava. Il termine deriva dal russo "?????", a sua volta derivante dal greco bizantino eikóna, e può essere tradotto con "immagine". Secondo la tradizione San Luca sarebbe stato il primo ritrattista ufficiale della Vergine, di certo incontrata dopo la morte di Gesù, quando lei era in età avanzata: alla Madonna, quando era ancora viva, San Luca consacrò un'icona che determinò, poi, il modello iconografico. L'icona diventa molto importante in Russia, indispensabile alla preghiera dei fedeli. Inoltre, l'icona è opera di un iconografo che è insieme artista e teologo. Non si può dipingere l'icona senza una profonda esperienza della vita della Chiesa e in particolare delle funzioni liturgiche ortodosse nelle quali l'icona stessa prende vita, forza espressiva. Nella lunga genesi dell'iconografia cristiana, l'icona assume la propria fisionomia intorno al V secolo con la presenza nella tradizione cristiana dei ritratti di Gesù e Maria, la quale viene raffigurata in due importanti modalità: senza Bambino come Madre di Dio Orante e assieme a Gesù Bambino, le cosiddette Icone dell'Incarnazione, in cui la Vergine è rappresentata in veste di Madre di Dio Hodighitria ("colei che indica la retta via") e Madre di Dio Eleusa ("immagine della tenerezza"). Le icone erano - generalmente - dipinte su tavole di legno, generalmente di tiglio, larice ed abete. Sul lato interno della tavoletta in genere era effettuato uno scavo che veniva chiamato "scrigno" o "arca", in modo da lasciare una cornice in rilievo sui bordi. La cornice, oltre a proteggere la pittura, rappresenta lo stacco tra il piano terreno e quello divino in cui viene posta la raffigurazione (non tutte le icone sono ormai provviste della cornice). Sulla superficie veniva incollata una tela con colla di coniglio, che serviva ad ammortizzare i movimenti del legno rispetto agli strati superiori. A questo punto si iniziava a tratteggiare il disegno con la pittura detta Levkas. Oltre alle "Icone classiche", la mostra vede la presentazione di una serie di piccole Icone da viaggio ed Icone in bronzo (che venivano già nei secoli scorsi riprodotte in serie e il loro uso era anche quello da viaggio). Orario: dal martedì al venerdì dalle 15,30 alle 19,30; sabato dalle 10 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 19; chiuso domenica, festivi e lunedì. Info: 011.2079983 - paolameliga@libero.it